Se diminuisce, nel 2022, il numero dei ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario (Abf) e degli esposti presentati dai clienti degli istituti alla Banca d’Italia, cresce, esponenzialmente, il numero dei contenziosi legati ai servizi e agli strumenti di pagamento.
Un boom di oltre 130 punti percentuali dei ricorsi all’Abf per truffe legate ai servizi di pagamento con un esito favorevole, totale o parziale, ai clienti del 34% e del 18% con una conclusione a seguito di accordo intervenuto tra le parti dopo la presentazione del ricorso.
I risarcimenti riconosciuti, complessivamente, sono di quasi 20 milioni di euro, di cui oltre 17 effettivamente restituiti dagli intermediari.
Particolarmente preoccupante, dalle prime analisi dei dati del 2023, l’aumento degli esposti sulle richieste di rinegoziazione di mutui a tasso variabile, con le rate che sono salite in conseguenza dell’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla Banca Centrale Europea.
Per avere un’idea del rapporto, basti pensare che nel 2023 sono letteralmente triplicate le richieste di rinegoziazione dei mutui: significativo il dato che su rate di 456 euro si è arrivati a sfiorare una cifra di 800 euro.
Nei primi 9 mesi dell’anno, in totale le operazioni che riguardano l’estensione della durata, la modifica del tasso applicato o il passaggio dal variabile al fisso hanno registrato un valore pari a 17,4 miliardi, rispetto ai 5 miliardi circa dello stesso periodo 2022.
«Sono quasi un milione le famiglie italiane in difficoltà con il pagamento delle rate dei mutui per l'acquisto delle abitazioni: stiamo parlando, complessivamente, di arretrati che ammontano a circa 6,8 miliardi di euro – ha sottolineato il segretario generale del sindacato bancario Fabi, Lando Maria Sileoni, parlando a La7 –. Si tratta, per dare qualche dettaglio, di 2,7 miliardi di sofferenze, di 3,4 miliardi di inadempienze probabili e di 620 milioni di rate scadute.”
Impressionante il livello di incremento raggiunto nel settore: “Buona parte di questi problemi riguarda i mutui a tasso variabile – ha concluso Fabi - i cui importi «sono cresciuti anche del 70-75% a causa dell'aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea».
Redazione &Magazine - di Simona Tenentini